21 Settembre 2024

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Morta Carla Fracci, icona della danza

La ballerina aveva 84 anni. Le origini popolari, lo studio tenace, il successo nei più grandi teatri del mondo. “Mi lamento perché sono polemica, ma la mia è stata una gran bella vita”

 

Se ne è andata in silenzio sulle punte, come nel suo stile che ne ha fastto una leggenda. Avrebbe compiuto 85 anni il 20 agosto, ma Carla Fracci, leggenda del balletto e orgoglio italiano nel mondo ha deciso di far calare il sipario con anticipo. La star del balletto è morta, dopo una malattia affrontata con grande riserbo e che negli ultimi giorni si era acuita, nella sua Milano. E di Milano “la” Fracci era stata davvero un simbolo, rappresentando appieno lo spirito meneghino del Dopoguerra, del valore del lavoro e dell’impegno. Di famiglia umile – padre bigliettaio del tram e alpino nella guerra in Russia, madre operaia in fabbrica – riuscì a entrare nell’Accademia della Scala (anche la sorella Marisa danzò sulle punte), diventando tutt’uno con l’istituzione milanese e conquistando la gloria internazionale, fino a venire considerata, come la definì il New York Time, “prima ballerina assoluta”.

Alla Scala entra grazie al “bel faccino”, ma lo spirito sarà subito temprato dalle lezioni, dal 1946, con Vera Volkova: nel 1954 il diploma. Con il balletto è subito passione ciorrisposta, nel dicembre del ’55 il debutto trionfale e 3 anni dopo è già prima ballerina del Teatro. Il trampolino verso i grandi palchi internazionali è immediato: da Londra a Stoccoloma, fino al ruolo di ospite, dal 1967, all’American Ballet. e di étoile acclamata in tutto il mondo. Intanto, nel 1964, sposa il regista Beppe Menegatti, dal quale ha avuto un figlio, Francesco. Un legame unico e indissolubile di affetti e lavoro.

Interprete dei principali ruoli romantici del balletto – Giselle, Giulietta, la Sylphide, ma anche Medea- danza a fianco dei più grandi a partire dal divo Rudolf Nureyev, con cui sarà interprete dio spettacoli memorabili, che “mi mietteva alla prova. Mi ha fortificato”, ricordava a febbraio in una intervista con Il Giorno. a Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Marinel Stefanescu, Alexander Godunov fino a incrociare le punte con Gheorghe Iancu e in tempi più recenti anche con Roberto Bolle. La sua fama e la sua grazia furono tali che Eugenio Montale le dedicò una poesia, “La danzatrice stanca”, inserita nel Diario del ’71 e del ’72, uscito nel 1973. E la Rai le regaò un ruolo di primo piano nello sceneggiato di Renato Castellani su Giuseppe Verdi, dove interpreta – è il 1982 – Giuseppina Strepponi, soprano e seconda moglie del grande compositore.

Dalla fine degli Anni Ottanta, pur continuando a calcare le scene, iniziano ad arrivare anche i ruoli dirigenziali. Dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, poi quello dell’Arena di Verona. E per 10 anni, dal 2000 al 2010, sarà alla guida del corpo di ballo delTeatro dell’Opera di Roma, un lungo sodalizio che coincide con un periodo di “gelo” con la “sua” Scala, ricomposto recentemente con una grande serata d’omaggio in occasione dei suoi 80 anni. Mentre a due mesi fa risale la sua ultima apparizione nel tempio scaligero per una masterclass su Giselle, il suo cavalo di battaglia. Un’apparizione candida, vestita di bianco, il suo marchio di stile, da sempre.

Nel dicembre 2013 esce la sua autobiografia “Passo dopo passo”, a cura di Enrico Rotelli, che sarà alla base di una fiction sulla sua vita che si sta girando in questi mesi con Alessandra Mastronardi, che sarà destinata a Raiuno e si chiamerà semplicemente “Carla”. Perché, come accade solo con i più grandi, basta solo il nome, Carla, per indicare uno dei personaggi che hanno fatto al storia del balletto, dell’Arte, del Novecento. (ilgiorno)