PALERMO (ITALPRESS) – “Dalle 22 audizioni della nostra Commissione viene fuori un quadro preoccupante e non solo per quanto sia ancora oggi tenace il tentativo di portare indagini e ricostruzioni della strage di via D’Amelio verso lidi più sicuri”. Lo ha detto il presidente della Commissione Antimafia dell’Ars, Claudio Fava, illustrando le conclusioni emerse dalla seconda inchiesta sul depistaggio nell’ambito della strage di Via d’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. “Oggi ci sono istituzioni – ha aggiunto Fava – che possono dare risposte, ma queste non vengono date come se la corda pazza di queste stragi faccia ancora molto paura e debba essere addirittura ignorata. Il depistaggio si è nutrito di rassegnazione e ansia di soluzione di tanti. Con questa relazione spieghiamo che c’è una parte del paese che non si rassegna all’idea che ci si debba accontentare di mezze verità”.
Una storia di depistaggi che durano da 29 anni e che non si sono ancora arrestati. “Noi possiamo dare alcune risposte – ha continuato il presidente dell’Antimafia regionale – ma non è stato fatto un lavoro investigativo adeguato. Sappiamo che qualunque sia la conclusione dell’attuale dibattimento a Caltanissetta, anche con un verdetto di colpevolezza, saremo ben lontani dalla verità. Abbiamo bisogno di una verità storica su quel che è successo – ha ribadito Fava – abbiamo il diritto di avere la verità su quello che non è stato fatto da chi avrebbe dovuto, sarebbe bello che un magistrato dica ‘abbiamo sbagliato, non perchè siamo collusi ma per ingenuità o presunzionè. E soprattutto, occorre che qualcuno porti la necessità di poche parole di scuse alla famiglia Borsellino, ma anche a tutti gli italiani in un Paese in cui sono tutti pronti a strapparsi le vesti per una vittoria calcistica. Nessuno ha saputo spiegare perchè di fronte ad atti manifesti siano rimasti tutti in silenzio”.
(ITALPRESS).
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