BAGHERIA (PALERMO) (ITALPRESS) – Da via di fuga dei killer di mafia a strada del riscatto: 40 anni dopo quel 26 febbraio 1983, data della prima marcia popolare antimafia Bagheria – Casteldaccia, il centro studi Pio La Torre, tra i promotori della manifestazione, è tornato a mobilitare la società civile, portando in corteo studenti, associazioni, sindacati, Arcidiocesi, Comuni, e per la prima volta, anche la Commissione siciliana antimafia, guidata dal deputato regionale Antonello Cracolici: tutti insieme per dire no alla mafia lungo la cosiddetta “Strada del Vallone”, l’arteria utilizzata come via di fuga dei killer e dai latitanti mafiosi. Un lungo serpentone, che ha visto la partecipazione di tanti giovani, ha preso il via dall’istituto comprensivo “Carducci-Gramsci” di Bagheria e si è snodato fino in piazza Matrice a Casteldaccia. Poi, gli interventi dal palco e le conclusioni degli studenti, in un passaggio di testimone della lotta alla criminalità organizzata.
“La marcia del 1983 ha visto una mobilitazione trasversale grazie
al ‘comitato popolare di lotta contro la mafia a Casteldaccià – spiega il presidente emerito del centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco – oggi come 40 anni fa partecipiamo per ricordare come le nuove mafie impediscono la crescita del Paese, sottraendo ricchezza, futuro e democrazia. L’arresto del latitante Messina Denaro mostra, ancora una volta, l’importanza di colpire le protezioni politiche e le complicità istituzionali. Ma è anche una marcia per la pace, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina”.
In testa al corteo, tra gli altri, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice: “Ringrazio tutti voi giovani per essere qui insieme a tanti adulti che credono nella sfida dell’educazione alla legalità e alla nonviolenza; le nostre città sono fatte per essere liberate da ogni forma di strapotere mafioso e per essere un segno di quell’alto valore della pace che dobbiamo riscoprire in questo anniversario della guerra nefasta che si sta consumando alle porte della nostra Europa. Dobbiamo dire no a ogni forma di violenza, no alla mafia e dobbiamo essere attenti a un altro tema, mi rivolgo proprio ai giovani qui presenti: oggi ci convincono che sia razionale solo la guerra: se questo è vero, noi vogliamo essere irrazionali”. Così l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che sprona i giovani studenti ad essere interpreti dei bisogni del territorio e costruttori di un futuro libero dal condizionamento della criminalità organizzata: un messaggio che contiene una visione profetica quello offerto alla partenza della Marcia Antimafia Bagheria-Casteldaccia, promossa dal Centro Pio La Torre, nel quarantesimo anniversario della prima.
“Noi crediamo all’irrazionalità della pace, a quella irrazionalità che ci porta ad essere come tanti testimoni e costruttori di pace, come don Pino Puglisi, come a Gandhi, a Martin Luther King e a tutti coloro che si sono donati al messaggio della nonviolenza – sottolinea -. A noi più adulti e a voi giovani dico con forza di credere ancora di più all’irrazionalità della pace, soprattutto se vogliono convincerci che la guerra è una scelta razionale; noi vogliamo essere, da questo punto di vista, irrazionali. Voi giovani chiedete a noi adulti di essere più coraggiosi. Ieri a Palermo sono stati ospiti alcuni rappresentanti dell’Unione Europea che non hanno mai pronunziato la parola ‘pacè, la Presidente Ursula Von der Leyen non è riuscita a pronunciare il termine ‘pacè, dobbiamo dirlo; a chi ha responsabilità politiche chiediamo di essere ricondotti a un’Europa che ha nella ricerca della pace il suo obiettivo, una pace da costruire con il dialogo e gli strumenti che possediamo, non fornendo armi”.
Quasi 80 le adesioni pervenute da scuole di ogni ordine e grado alla marcia, amministrazioni locali, associazioni e movimenti. “Tante adesioni sono la dimostrazione di una memoria condivisa e di una diffusa consapevolezza che le nuove mafie indebolite dal contrasto dello Stato e dalla coscienza civica del paese – dicono i rappresentanti del Centro Pio La Torre – saranno sconfitte come la mafia stragista di quarant’anni fa”.
Tra i partecipanti una folta delegazione del Partito Democratico, con in testa la senatrice Annamaria Furlan, il presidente del M5S Giuseppe Conte, una delegazione di Azione Sicilia guidata da Fabrizio Ferrandelli, membro della Segreteria nazionale e Maria Saeli, della direzione nazionale, Marianna Caronia, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.
La marcia ha ripercorso la strada dei Valloni che nei primi anni ’80 era la via di fuga dei killer di centinaia di assassinii nel “triangolo della morte”, una strada adesso intitolata “Via della marcia antimafia 26 febbraio 1983”. “Oggi le nuove mafie sparano di meno ma corrompono di più – spiega Vito Lo Monaco del Centro Pio La Torre – si infiltrano, anche a livello transnazionale, con maggiore elasticità e professionalità nel tessuto produttivo riciclando i proventi dei loro traffici illeciti, vecchi e nuovi, e nelle parti consenzienti delle istituzioni, della politica e dell’economia. La presenza delle nuove mafie ritarda, come hanno fatto quelle antiche, la crescita del paese sottraendogli ricchezza e democrazia”.
foto ufficio stampa Comune di Palermo
(ITALPRESS).
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