di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e scrittrice
“Processi e modelli in medicina della riproduzione“:
questo il tema del convegno che si è tenuto a Palermo il 27, 28 e 29 giugno scorsi presso la sontuosa sede del Best Western “Ai Cavalieri Hotel” di Palermo con presidenti il professor Antonio Perino, responsabile del Centro Interaziendale di Procreazione Medicalmente Assistita con il concorso di Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello, Policlinico di Palermo, Asp Palermo 6 e il dr. Giuseppe Valenti.
L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di affrontare le tematiche specifiche dei molteplici volti che compongono la PMA, con approfondimento di molteplici temi, quali gli aspetti giuridici, il ruolo dell’intelligenza artificiale (che fornisce dei “superpoteri” al clinico, ma non può sostituirsi all’Uomo, creando essa stessa una dipendenza dell’utente), l’importanza di personalizzare le terapie, il ruolo delle MST, di una corretta alimentazione e l’importanza di un corretto approccio con le coppie sterili.
L’urgenza di un’attenzione scientifica al tema è subito evidente: oltre il 15% il tasso ufficiale di infertilità in Italia uno dei più bassi (1,18 figli per donna) d’Europa, con l’Italia con l’eta media più alta del primo parto, con la denatalità come problema sociale in grado di portare a una crisi del sistema del Welfare e a un ricambio generazionale sempre più difficile, per cui è necessario un controllo della riproduzione umana, considerando che si prevede una crescita dell’industria globale della fecondazione in vitro di circa il 10 percento annuo.
La prima giornata inaugurale ha messo ben in evidenza e anzi anticipato una normativa già attuale nel resto d’Europa: con l’ingresso della PMA nel 2025 nei LEA l’infertilità viene riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale come una patologia a tutti gli effetti, conferendo a tutte le coppie il diritto di accedere ai trattamenti e, dunque, uniformando il diritto di accesso alla genitorialità.
Al momento ogni Regione ha un suo regolamento. Dal 1° gennaio 2025, con l’ingresso della PMA nei LEA, il limite di età stabilito è di 46 anni, in tutte le regioni d’Italia, sia per l’omologa che per l’eterologa.
Dal 1° gennaio 2025, con l’ingresso della PMA nei LEA, entro i 46 anni di età le coppie avranno diritto a un massimo di sei tentativi che comprendono tutte le tecniche a disposizione.
Anche in questo caso vige lo stesso principio. Mentre al momento ogni Regione prevede ticket diversi, con l’ingresso della PMA nei LEA il costo della fecondazione omologa verrà equiparato in tutta Italia ad un ticket pari a 38,00 €, quindi pressoché azzerato. Per quanto riguarda invece la fecondazione eterologa, data la difficoltà nel reperimento dei gameti in Italia, (in cui la cultura della donazione è ancora debole), le coppie dovranno versare un contributo per gli stessi, ovociti e spermatozoi, che potrebbe variare leggermente da Regione a Regione.
Interessante spaccato mattutino della seconda giornata ha invece riguardato la PMA e l’intelligenza artificiale tra Risorse e limiti oltre che la relazione tra endometriosi e infertilità. I lavori della seconda giornata sono poi proseguiti con la disamina delle malattie a trasmissione sessuale nel loro legame con l’infertilità anche in relazione alle risorse sanitarie presenti nel territorio siciliano che prevede una rete integrata di operatori finalizzati in ultimo alla gestione delle complicanze della gravidanze in donne affette dalle IST. In ultimo l’analisi dell’HPV nell’uomo e il rapporto tra microbiota e infertilità e della buona salute del microbioma vaginale per evitare le complicanze in gravidanza dovute ad esempio al parto cesareo.
Le riflessioni e gli interventi scientifici hanno conosciuto la loro conclusione nella mattinata di Sabato 29 Giugno dedicata al delicato tema dell’ovodonazione, meglio conosciuta come fecondazione eterologa, oltre che al tema del primo incontro con la coppia sterile, in cui è fondamentale indagare i tratti di personalità stabili legati alla depressione in relazione al possibile sviluppo di una depressione post-partum e al rapporto con la capacità genitoriale.
Il leitmotiv lungo l’intero Convegno è stato quello di creare una cultura della medicina e biologia della riproduzione con il monito di garantire il diritto a una cura della genitorialità la cui mancanza implica sovente drammi relazionali, mancata gestione del lutto, conflitti, derive esistenziali.
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