Il primo indizio è sonoro. Basterebbe il silenzio ascoltato da chi ha girato le città siciliane – il nostro test, fra domenica e ieri, è basato soprattutto su Catania – per raccontare come nell’Isola il rispetto dei divieti, stavolta, sia stato sostanzialmente rispettato. L’altro indizio – olfattivo, soprattutto – potrebbe anche celare la tentazione di qualche barbecue clandestino, ma basta alzare lo sguardo verso balconi e terrazzi per capire che si tratta di gite dentro porta. Quella di casa. Infine, il colpo d’occhio: città deserte, come nella foto di Davide Anastasi. ieri al tondo Gioeni a Catania
A ulteriore conferma della buona condotta dei siciliani , arrivano anche gli ultimi dati del “Community Mobility Report” di Google. Un monitoraggio su scala globale, basato su 131 Paesi nel mondo, studia gli spostamenti incrociando le informazioni nella cronologia di Google Maps, che registra la posizione di chi ha acconsentito di condividere queste informazioni. Che Google (e non solo) ci “spiasse” era cosa nota, ma – nel pieno dell’emergenza mondiale – la società di Mountan View mette a disposizione la rielaborazione dei dati (anonimi) in un report .
E nell’ultima versione del 9 aprile (la precedente era del 5), il “Cmr” di Google ci dice che nell’Isola tutti i movimenti risultano drasticamente in calo, ancor più della media nazionale. Il primo parametro sono gli spostamenti verso “negozi e attività ricreative”: dal 23 febbraio alla vigilia di Pasqua, in Italia sono calati del 95%, con una tendenza uniforme in tutte le regioni e la Sicilia a -96%. La diminuzione di spostamenti verso “generi alimentari e farmacie” ha una media nazionale del -82%, che fra i siciliani (magari anche per la chiusura nei festivi) scende addirittura a -93%. Lo stesso per i “parchi” (la voce comprende anche spiagge e piazze): -91% a fronte di -90% di media nazionale.
Anche i movimenti verso “stazioni di trasporto pubblico” in Sicilia fanno registrare un -89% (quasi nove su dieci) inferiore al -86% nazionale. Un dato probabilmente influenzato dalla diversa mobilità “professionale” (al Nord molte di più le attività «indispensabili» rimaste aperte), tant’è che anche gli spostamenti verso i luoghi di lavoro nell’Isola (-67%, cioè più di due terzi) sono molto più ridotti rispetto alla media nazionale del -62%. Le punte di maggiori tragitti verso uffici e stabilimenti, non si hanno soltanto nelle regioni del Nord industrializzato (Friuli -58%; Piemonte e Liguria -59%), ma, stranamente, soprattutto in Sardegna (record italiano con appena il -54%), oltre che in Basilicata, Molise e Umbria con il -59%.
L’unico parametro in cui la Sicilia è (seppur di appena un punto percentuale) è meno monacale riguarda i percorsi “residenziali”. Ovvero quelli nei dintorni di casa: in Italia, dal 23 febbraio, sono cresciuti del 24%. Nell’Isola +25%. In regime di #iorestoacasa è l’unica deroga che i siciliani continuano a concedersi.
«Il report – commenta il governatore Nello Musumeci – conferma l’efficacia delle norme di contenimento, nella nostra regione ancor più restrittive, ma anche la risposta matura e consapevole della stragrande maggioranza dei siciliani».
I dati di google
-96% negozi e luoghi ricreativi (-95%)
-93% alimentari e farmacie (-82%)
-91% parchi, spiagge e piazze (-90%)
-89% stazioni trasporti pubblici (-86%)
-67% luoghi di lavoro (-62%)
+25% nei pressi della residenza (+24%)
Community mobility report del 9 aprile con differenza di trend dal 23 marzo; fra parentesi la media nazionale (lasicilia)
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