Le indagini della Squadra mobile di Trapani hanno risolto un caso di tentato omicidio avvenuto nel 2013 arrestando anche il mandante, un noto imprenditore trapanese cognato della vittima.
L’uomo, nel marzo del 2013, aveva commissionato l’eliminazione fisica del cognato ad un amico, al quale aveva fornito anche un fucile a canne mozze detenuto illegalmente.
Nonostante due colpi di arma da fuoco avessero colpito la vittima in più parti del corpo, provocandogli gravissime ferite, la stessa era riuscita a sopravvivere e l’esecutore materiale, individuato e arrestato, era stato condannato a 12 anni di carcere.
All’epoca il fatto era stato ricompreso in motivazioni generiche e in dissidi pregressi tra la vittima e la persona incaricata di ucciderla.
A settembre 2019 un esposto anonimo aveva fatto riaprire il caso.
Attraverso la rilettura degli atti processuali, il riascolto delle intercettazioni dell’epoca con l’ausilio di più recenti tecnologie e nuove attività d’indagine hanno consentito di inquadrare il tentato omicidio sotto una nuova luce.
Decisivo è stato il sequestro di una lettera scritta dal carcere dall’autore materiale del delitto al suo mandante, in cui si lamentava di non aver ricevuto il compenso concordato e di aver bisogno di un’adeguata rendita per la sua famiglia.
Con la successiva collaborazione del detenuto i poliziotti hanno chiuso il cerchio anche sul mandante arrestando l’uomo con le accuse di tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di arma alterata.
L’uomo, cinquantaduenne trapanese, molto conosciuto in città, all’epoca dei fatti, trovandosi in difficoltà economiche, sfociate poi anche in una sentenza di condanna per bancarotta, aveva deciso di eliminare il cognato per accaparrarsi sia il suo cospicuo patrimonio sia un compenso assicurativo di oltre 600 mila euro.
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