Angela Ganci
Psicologo psicoterapeuta, giornalista
Sexting: letteralmente l’attività di condivisione di contenuti di carattere sessuale tra utenti (dall’invio di messaggi sessualmente espliciti a fotografie e video di simile natura), sfruttando l’uso di mezzi digitali, in particolare lo smartphone, e le piattaforme di messaggistica.
Questa la classica definizione di Sexting, attività ricorrente, soprattutto tra gli adolescenti: un termine che contiene in sé rischi e opportunità esperienziali e identitarie.
E’ quanto si rileva da un’importante indagine condotta a livello europeo, denominata “EU Kids Online 2020”, che contiene i dati raccolti tra l’autunno del 2017 e l’estate del 2019 in 19 Paesi europei su 25.101 bambine, bambini e adolescenti di età compresa tra 9 e 16 anni.
Secondo quanto si evince dallo studio, tra ragazze e ragazzi di 12-16 anni, la percentuale di coloro che hanno ricevuto un messaggio a contenuto sessuale nell’ultimo anno varia tra l’8% dell’Italia e il 39% delle Fiandre, con una maggiore frequenza tra i 15-16enni rispetto ai 12-14enni e differenze di genere poco significative. Meno diffusa invece l’attività di invio dei messaggi a contenuto sessuale (si va dall’1% della Francia al 18% della Germania).
Invio e ricezione di immagini, video e messaggi che contengono in sé il rischio di violenze e abusi, anche se questo non appare un dato così scontato, almeno secondo quanto stabilito dall’indagine.
Il sexting può infatti essere desiderato o indesiderato: tutto dipenderebbe dall’intenzionalità e dal consenso, il che renderebbe lo scambio sessuale, sotto forma di immagini, video o foto, una normale fase evolutiva e di esplorazione del proprio corpo e della propria sessualità. Insomma, il confine del sexting tra “opportunità” e “rischio” è dato dalle intenzioni, dalla relazione tra le persone coinvolte, da aspetti psicologici e sociali.
Il sexting consensuale quindi come espressione delle nuove opportunità di vivere l’intimità e la sessualità con i propri pari, di attirare l’attenzione dei coetanei, di sedurre un partner, ed esprimere liberamente se stessi, senza dimenticare i rischi degenerativi connessi al fenomeno.
Rischi che si traducono nella diffusione di immagini non desiderate, minacce di ogni genere, da contrastare attraverso opportune indicazioni di condotta da parte di genitori e mondo della scuola.
In particolare, conclude lo studio, i ragazzi dovrebbero essere sensibilizzati a inviare foto, messaggi o video a sfondo sessuale, solo ed esclusivamente a qualcuno di fiducia e con cui si è instaurata una profonda conoscenza, che risulti immune da rivendicazioni e abusi, e da diffusioni non volute e desiderate delle proprie nudità, appoggiando una visione giocosa del sexting stesso.
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