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La scuola che NON vorremmo. riflessioni Sui “Tribunali dei Docenti”  

di Angela Ganci

Psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente

Come stabile acquisizione di una Scuola che si voglia davvero definire Buona, una scuola delle buone prassi in termini di successo scolastico degli alunni, si pone, tra gli altri, il concetto di Collaborazione/Corresponsabilità Scuola-Famiglia, nell’interesse dell’apprendimento e della formazione del minore.

Ciò può avvenire prevalentemente attraverso una relazione democratica tra docenti e genitori, una stima reciproca che si concretizzi nell’evitare critiche gratuite sull’operato di entrambi, in ordine all’efficace svolgimento della didattica.

Situazione idialliaca, sennonché oggi si assiste, e non troppo raramente, a vere e proprie battaglie intestine tra i due sistemi Scuola-Famiglia, come se da alleati ideali essi si trasformassero in nemici, con una proiezione reciproca della colpa che di fatto ostacola il progresso degli alunni.

Accuse sull’operato di un novo docente, perché magari adottante una didattica difforme dalla consueta routine a cui il genitore è stato abituato negli anni, accuse palesi e disturbanti, tese spesso a trovare un Capro espiatorio di difficoltà educative che appartengono a uno solo degli Attori.

Sì, perché le accuse bloccano di fatto le evoluzioni, stigmatizzano le modalità di apprendimento senza permettere la flessibilità organizzativa, minacciano la relazione educativa: i bambini “assorbono” il “dettato genitoriale” e tenderanno così ad accusare il docente di turno di presunte o vere manchevolezze, sulla scia delle accuse che il genitoire rivolge a sua volta.

Ecco facilmente “confezionato” il docente incompetente, inusuale, magari sbadato e non adeguatamente accudente, che magari è proprio quello che spinge i giovani a differenti modi di guardare al mondo e a se stessi: “confezioni gratuite” che nascono da un cieco bisogno di delega di funzioni genitoriali scarse o inesistenti, per lo più.

In una relazione umana, e, a maggior ragione, educativa, nessun Attore possiede la “Formula magica” della buona riuscita del processo di insegnamento-apprendimento e, mentre le aule di oggi si stanno trasformando sempre più in Tribunali di accusa dell’operato del docente, il minore osserva e impara, suo malgrado, a Puntare il dito, operazione che sarà portato a fare al di fuori della scuola, lungo l’arco di vita.

E’ ora che l’umiltà prenda il posto dell’arroganza e della delega, che la collaborazione sostituisca la presunzione di una soddisfazione istantanea di bisogni infantili che appartengono alla Cura genitoriale fallita, e che i minori evitino di essere risucchiati in un vortice sterile in cui il docente diviene il Male che non soddisfa le esigenze di una genitorialità in perenne Crisi storica.

Ne va del Benessere delle Istituzioni, del benessere dei futuri cittadini del Domani, ne va della Responsabilizzazione di Giovani ignari del danno della colpevolizzazioni, arrabbiati, tristi, incapaci di vero impegno, spiazzati, confusi, aggressivi, e, infine, inadatti al confronto, alla critica costruttiva, all’accettazione delle limitazioni altrui, tendenti all’irascibilità, all’impulsività e, di fatto, profondamente infelici.