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Opera ardua è raccontare Bagheria nella sua essenza e nelle sua storia. In questo primo documentario, realizzato con il Patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana vi raccontiamo la Bagheria di oggi con un occhio rivolto anche al passato.
Sul nome di Bagheria si sono sbizzarrite le più stravaganti teorie, le più fantasiosi ipotesi etimologiche, fino a darne un derivato di Vaccaria, più tardi trasformato in Baccaria dalla barbara dialettica; nome ingentilito successivamente in Bagheria.
Invero, in antichi documenti e forse appunto per barbaria dialettale, veniva chiamata Bagaria; ma non appare corretto ipotizzare una etimologia che si disperda con voluta induzione in tempi remoti dato che l’origine di Bagheria remota non è. Questo ameno stabilimento si originava a mo’ di casale dai fasti ricreativi del principe Butera Branciforti e da altri signorotti di Palermo che prescelsero proprio Bagheria come loro temporanea dimora.
L’illustre Prof. Gustavo Strafforello, ragionevolmente scrisse che il nome di bagheria proviene dall’arabo e significa regione marittima. Il nome stesso quindi è una designazione ed anche un monito rivelatore di una importante prerogativa, dovuta alla vicinanza del mare ed alla posizione topica rispetto al golfo. Di tale prerogativa però non seppe avvantaggiarsi mai la popolazione Bagherese.
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L’origine urbanistica di Bagheria ebbe inizio dall’edificazione del Palazzo Butera ad opera del principe Giuseppe Branciforti, ultimata nel 1658 da una precedente masseria di proprietà di Benedetto Rizzo, che Branciforti aveva acquistato nel 1595. Il tessuto urbano si sviluppò da una serie di modeste costruzioni dove alloggiavano gli inservienti di Giuseppe Branciforti; tra il 1653 e il 1697, benché in assenza di licentia populandi, vennero realizzate 43 abitazioni, mentre tra il 1705 e il 1723 si ebbe un incremento di 137 unità abitative. Nel 1769 si venne a delineare l’asse principale dell’impianto urbanistico bagherese ad opera di Salvatore Branciforti – ovvero il Corso Butera, popolarmente detto Stratuni per differenziarlo dallo Stratunieddu (il Corso Umberto I) – insieme alla costruzione della Chiesa Madrice che fu ultimata nel 1771.
I primi abitanti di Bagheria quindi non furono né banditi né fuggiaschi – come una delittuosa tradizione vorrebbe far credere- ma gente onesta e laboriosa, qui chiamata dai signori del ‘700 per la costruzione di immensi palazzi di villeggiatura e la custodia delle terre. E’ col sorgere della prima casinetta in queste ridenti contrade – che una mano esperta mutò ben presto in ville deliziosissime – che si rivelò la laboriosità e l’ingegno del popolo di Bagheria. Architetti, fabbri, pittori, valorosi agricoltori furono, quindi, i primi abitanti di quelle casette che ancora circondano i palazzi principeschi e che furono poi il nucleo di questa bella cittadina, tanto ricca di storica e tanto progredita in soli tre secoli di esistenza.
Il Professor Francesco Scaduto, giurista docente e politico, bagherese doc, ha definito Bagheria “pittoresca” raccontandone la storia che dal 1700 la vedeva come ritrovo delizioso di principi e di sovrani con le sue bellezze uniche che palpitano in ogni angolo della sua terra. Nelle rocce azzurre delle sue colline e nei suoi giardini, nella limpida serenità del suo cielo, nei crepuscoli e nei tramonti sublimi, nei suoi orizzonti sconfinati verso i mari di Aspra e di Solunto un pittore può trovare un soggetto unico; un poeta può sentire fremere le corde della sua lira armoniosa per trasfondere in poemi tutti i palpiti della sua anima, i misteri del suo genio. Chi vuole sentirsi rapire nell’estasi contemplativa delle sue bellezze, deve guardare Bagheria dall’alto. Assistere ad un tramonto estivo quando cominciano a fumare i rustici comignoli, quando s’ode qualche rintocco tremolante di campane, quando un nembo leggero incombe sulle case del paese, significa godere di uno di quegli spettacoli che restano eternamente impressi alla memoria.
Svegliarsi sul colle di Monte Catalfano al sorgere del sole, quando sulla immensità del mare cominciano a delinearsi le sfumature incerte delle operose barchette veleggianti, simili a velivoli sospesi fra cielo e mare, vuole dire fare un sogno di mistero e poesia, fare un viaggio paradisiaco verso ciò che è ignoto, infinito, divino.
Bagheria è veramente bella in ogni punto, in ogni tempo. Guardata dal Foro Umberto Primo di Palermo o dall’alto del mare sembra una grande seducente naiade dolcemente adagiata in declivio fra Solunto e il Belvedere coi piedi verso il mare, verso Aspra.
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