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Adozione e affidamento in tempo di pandemia: la parola alle Associazioni

di Angela Ganci, psicoterapeuta, giornalista e docente

Adozione e affidamento familiare: due istituti differenti, ma entrambi finalizzati alla creazione di un legame affettivo stabile con i ragazzi, in particolare nell’adozione.
Quali problematiche specifiche incontrano oggi le famiglie affidatarie e adottive nel periodo purtroppo attualissimo della pandemia?
Abbiamo chiesto in proposito il parere di Antonella Fiocco, presidente dell’associazione L’insieme Famiglia Onlus, operante a livello nazionale, e che si occupa di entrambi gli istituti.
“La differenza fondamentale tra i due istituti è legata al fatto che, nell’affidamento, il minore mantiene i contatti con la famiglia di origine, mentre nell’adozione questo non avviene – apre Fiocco – In realtà devo dire che esistono molti casi di affidamento sine die, in cui l’affidamento diviene permanente, a causa delle problematiche specifiche della famiglia di origine del bambino”.
Due istituti differenti entrambi finalizzati a “dare una famiglia supportiva e un amore negato ai minori” e che incontrano problematiche specifiche in tempi di pandemia.
“Testimonio le difficoltà di incontro tra bambini affidati e famiglie di origine, senz’altro mediate dai media, con tutte le limitazioni implicite, oltre alle difficoltà, condivise da ogni bambino, di adattamento alla Didattica a distanza – prosegue Fiocco – Inoltre esiste una specifica difficoltà di incontro tra genitori che hanno già ottenuto l’adozione, soprattutto internazionale, a causa delle restrizioni di spostamento geografico del minore, oltre alle attese ansiogene di essere sottoposti al percorso adottivo degli aspiranti genitori, e finalmente realizzare un sogno voluto fortemente, a causa delle limitazioni burocratiche in tempi di pandemia”.
Un sogno che rischia di divenire idealizzazione, ma un sogno da ridimensionare a esclusivo beneficio dei ragazzi.
“Segnalo la necessità di una formazione degli aspiranti genitori finalizzata a distinguere il bambino reale dal bambino idealizzato. I nostri ragazzi sono fonte di estrema gioia, ma provengono da infanzie difficili e sono portatori di disagi e richieste di affetto che solo una genitorialita’ responsabile e consapevole può fornire in modo adeguato”.