Bancomat, quando ti fanno questa domanda rifiutati subito: paghi due volte e te ne accorgi una volta a casa

E’ una banalissima distrazione, ma può costare molto cara, quando si tratta di operazioni al bancomat…
Quella in cui viviamo, come si sa, è un’epoca in cui le truffe bancarie si sono evolute insieme alla tecnologia. I malintenzionati, sfruttando la nostra dipendenza dal web e dagli strumenti digitali, riescono a colpire anche gli utenti più attenti. Dalle frodi online con finti operatori bancari alle truffe telefoniche mascherate da offerte o avvisi urgenti, il rischio è sempre dietro l’angolo. E non mancano i pericoli neppure nel mondo fisico, quando si usano gli sportelli bancomat per ritirare contanti.
I cybercriminali non agiscono più solo con sofisticati software: anche una ricevuta stampata al bancomat può diventare un’arma nelle mani sbagliate. Sempre più persone scoprono tardi di aver condiviso inconsapevolmente dati sensibili, finiti poi in mano a chi li ha usati per accedere ai conti correnti o fare acquisti non autorizzati. E il danno può essere enorme.
Oggi basta poco per essere truffati: una parola detta a voce alta, una password digitata con poca attenzione, o una ricevuta lasciata nel cestino accanto al bancomat. I criminali pianificano tutto. Per questo motivo, la consapevolezza è fondamentale: sapere quali comportamenti evitare è il primo passo per difendersi dalle truffe bancarie.
Ed è proprio da qui che parte il consiglio che troverai in questo articolo: c’è una domanda che ti viene fatta ogni volta che prelevi soldi allo sportello, e la tua risposta può fare la differenza tra sicurezza e furto.
Bancomat e truffe: attento a non dire… sempre sì
L’uso dei pagamenti digitali nel nostro Paese, è da sottolinearlo, è in netta crescita e la certificazione è arrivata dai dati, secondo i quali soltanto nel 2023 i pagamenti digitali sono stati pari a 444 miliardi di euro. E’ una grande parte, dunque, quella di cittadini che proseguono con le vecchie abitudini, ovvero quella di pagare con i contanti. E questi, dunque, devono essere ritirati agli sportelli. Che sono, fra l’altro, sempre di meno in Italia.
Nel momento in cui si effettua un prelievo al bancomat, tra i vari passaggi dell’operazione c’è una scelta che in molti fanno con leggerezza: si tratta della richiesta di stampare o meno la ricevuta. Apparentemente innocua, questa decisione può avere ripercussioni importanti.


Il phishing o altre truffe sono sempre dietro l’angolo
Stampare la ricevuta infatti significa generare un documento che riporta informazioni sensibili: numero di conto, saldo disponibile, data e ora dell’operazione. Tutti dati che, se finissero nelle mani sbagliate, potrebbero essere usati per tentare truffe, phishing personalizzati o addirittura accessi illeciti al tuo conto corrente. Eppure, molti lasciano questi scontrini nei cestini accanto allo sportello, esponendosi a un grave rischio.
Tornando ai truffatori in agguato, dunque, la scelta di non stampare la ricevuta del bancomat è un atto di buon senso che unisce sostenibilità ambientale e protezione della propria privacy. Ogni scontrino non stampato è un rischio in meno e un rifiuto in meno da gestire. Se proprio si ha bisogno della ricevuta, è importante conservarla in un luogo sicuro e, una volta inutile, distruggerla completamente, tagliandola in più parti per rendere illeggibili i dati. Mai buttarla intera: sarebbe come lasciare una copia delle chiavi di casa in mezzo alla strada.