di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista
Ai giornalisti viene insegnata, come in ogni professione deontologicamente determinata, la rigorosa disciplina della cronaca e dell’intervista diretta, nonché l’attenzione ai fatti nella loro evoluzione.
E questa pandemia di Covid 19 porta per forza di cose a un’attenta osservazione dell’evoluzione dei contagi, con effetti inaspettati nel racconto delle vicende.
La vicenda di Cefalù, comune di Palermo, passato in zona rossa, lo scorso 29 Aprile, in seguito alla recrudescenza dei contagi da Covid 19, è un esempio di quanto nulla possa definirsi sicuro, certo, e di quanto questa pandemia possa destabilizzare la psiche, la società e la speranza popolare.
1 Maggio 2021, Festa del Lavoro, un giorno limpido, da un punto di vista climatico, con l’opportunità geografica di scampagnate, folle, brindisi, divertimento da vero assembramento post fatiche lavorative.
Ma non si può: non si può perché, a detta del cittadino del Comune Rosso, chiamato in causa dall’emittente Teleone per dire la sua sulla Zona Rossa, nella figura del commerciante presente nei pochi negozi di generi alimentari aperti, e leggendo oltre i silenzi dei fruttivendoli che vendono la poca merce richiesta, Qualcuno ha impedito il passaggio a una zona gialla “di diritto”, dovuto a una zona arancione ottenuta meritocraticamente, prima di quella fatidica data del 29 Aprile.
Un Qualcuno imprudente, minaccioso e individuabilissimo, come racconta a Teleone il gestore del bar/pub Carrè Lounge di via Bordonaro, 60: “Ci sono stati molti eventi che hanno rovinato noi commercianti, glieli dico subito. Una festa privata inopportuna, una trentina di persone riunite in una sola abitazione per un compleanno, un rally affollato, gare ciclistiche inappropriate, e qualche assembramento scolastico, e secondo me torneremo in zona rossa, perché ci sarà un altro rally a breve”.
Si respira aria di paranoia, punizione del colpevole, depressione, si discute fuori dai bar (perché dentro è proibito!), cercando una risposta consolatoria al disagio, ma senza molti buoni risultati.
Cefalù ha visto chiudere letteralmente i suoi negozi, i bar, i musei, e sembra non ci sia molto da celebrare in un primo Maggio di riposo dal lavoro, per chi un lavoro non ce l’ha più, dal lontano Marzo 2020.
Questa la cantilena dei commercianti, sfiniti da continue chiusure commerciali, stanchi dell’illusione di una zona gialla sempre più lontana, lavoratori che oggi avrebbero già aperto da tempo le loro gelaterie per il benessere di residenti e turisti.
Si’, Cefalù, città turistica per eccellenza, mortificata da una desolazione sancita dai ristoranti in fila lungo le strade acciottolate e rigorosamente chiusi, mentre qualche gestore inquieto medita vendetta contro gli screanzati che ancora dimenticano di indossare la mascherina.
Questi i fatti, resoconto di un viaggio dai toni spenti e dalla rabbia palpabile, un viaggio che era finalizzato inizialmente all’arte e che si conclude nell’arte quale momento di sollievo popolare.
Il progetto iniziale di questo articolo era infatti la visita artistica di indiscussi tesori UNESCO appartenenti alla tradizione arabo-normanna quali il Duomo di Cefalù, quando l’ingresso in fascia rossa ha spostato il focus sulla vita quotidiana, sullo stare in casa per precauzione, sugli sguardi mesti di chi vorrebbe aggregarsi ai propri amici e non può.
E allora che fine fa l’Arte?
Ecco che l’arte salva, distrae, aggrega i pochi turisti pervenuti, che si ritrovano davanti al celebre lavatoio medievale di Cefalù “Fiume Cefalino”, pur senza guida, che si avvicinano, distanziati, al lungomare Giuseppe Giardina per godere di un timido raggio di sole e ristorare la tristezza generalizzata.
Momenti di distensione, per poi risentire, per le strade deserte, il malcontento di chi “Non vede passare un gatto” e “Non ha nulla da fare”.
È pur sempre il primo Maggio, e, davanti al bisogno di riposo di chi lavora forsennatamente, o meglio, di chi avrebbe voluto farlo, per riposarsi oggi, Cefalù offre le sue bellezze, tra cui il delizioso porticciolo di Porta Pescara per ricordare che la Natura è alleata del benessere e che sarà li ad attendere i cittadini.
Perché, prima o poi, ne siamo certi, questo Virus finirà di nuocere e allontanarci gli uni dagli altri, per farci riabbracciare in un caldissimo Agosto tra i falò-miraggio di un’estate ormai alle porte.
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