di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta giornalista e scrittrice
Si è conclusa il 6 Giugno scorso, presso la storica sede del Palazzo di città di Siracusa, la due giorni di studio sulle nuove prospettive di trattamento nel campo delle malattie infettive organizzato dalla SIMIT Sicilia, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
Varie e autorevoli le relazioni proposte dagli studiosi intervallate da momenti fervidi di discussione plenaria.
La seguente disamina si propone come una descrizione generale dei contenuti proposti rimandando al programma ufficiale dell’evento per maggiori dettagli circa i contenuti stessi e i relatori intervenuti.
Durante la prima giornata (5 Giugno) di rilievo un focus sulla sindrome HIV analizzata sotto gli aspetti della terapia long acting in termini positivi e negativi come la resistenza del paziente dovuta al dolore in sede di iniezione, e considerata nel rapporto con il deterioramento cognitivo associato alla sindrome stessa.
Ancora uno stimolante approfondimento sulle malattie a trasmissione sessuale e sui progetti di comunità utili per la prevenzione della trasmissione in una prospettiva hub-ospedale. In ultimo una sessione specifica di approfondimento dell’attualissimo tema dell’antibiotico resistenza.
La seconda e ultima giornata si è aperta con una disamina particolarmente attuale dei virus Dengue e West Nile oltre che della CDI, Infezione da Clostridium difficile.
Una finestra di ultima generazione è poi stata quella relativa all’area dell’intelligenza artificiale nella prospettiva della previsione rapida di outcome nei pazienti e dell’analisi di un’enorme mole di dati anche con la finalità di non suggerire una specifica terapia. In particolare è stata esposta una versione base di un modello predittivo machine learning based.
Una puntualizzazione basilare sull’IA come supporto medico non come sostituto e non come bacchetta magica.
Il Congresso ha lasciato l’impronta finale con il rapporto tra sindrome HIV ed epatopatia e con le epatiti sulla scia di solo apparenti “vecchie” patologie che non accennano tuttavia a fare interrogare la scienza sulle terapie risolutive.
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