In provincia di Bergamo, la più colpita, i tempi di attesa per unʼambulanza arrivano fino a sette ore. Gli operatori sanitari parlano di “medicina delle catastrofi”
L’87% delle vittime lombarde da coronavirus non giunge neanche alle terapie intensive degli ospedali perché muore prima, a casa o senza neanche essere ricoverato. Giovedì i morti totali in Regione erano 2.168, il che significa che solo 260 (il 13%) sono deceduti in terapia intensiva. Numeri che fanno ancora più impressione se si considera, come riferiscono i sindaci lombardi, che “i dati ufficiali sono al ribasso”.
Come riporta Il Fatto Quotidiano, la zona più colpita risulta quella di Bergamo con oltre un quarto dei decessi. Il quotidiano “prova” fattivamente a verificare quanto il sistema sanitario sia in difficoltà di fronte a una tale emergenza. Chiamando il 118 e dicendo che si ha un parente che ha fatica a respirare e non ha ancora fatto il tampone, i tempi di attesa per un’ambulanza raggiungono anche le sette ore.
“Medicina delle catastrofi” Poi li si richiama e si riferisce: “Lasciate stare, è deceduto”. Una scena che si è purtroppo ripetuta decine di volte in Lombardia, dove si muore in casa, durante il trasporto in ospedale o su letti improvvisati al pronto soccorso in attesa di essere curati. E non a caso gli operatori sanitari parlano di “medicina delle catastrofi”. (tgcom)
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