Cosa sono dazi doganali di Trump. Tra le produzioni più penalizzate le auto tedesche, canadesi e messicane

Trump-dazi

di Giulio Ambrosetti


Donald Trump, com’è nel suo stile, li presenta come “la liberazione degli Stati Uniti d’America”. Per i Paesi del mondo che si dovranno sorbire i dazi doganali annunciati dal presidente USA sono invece problemi economici. Tra i Paesi che dovranno fare i conti con questa mossa statunitense ci sono i Paesi dell’Unione europea, la Cina, il Canada, il Messico e, in generale, chi commercia con gli Stati Uniti. Proviamo a illustrare cosa potrebbe succedere. Intanto vediamo cosa sono questi benedetti dazi doganali che, da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca, vengono sbandierati un giorno sì e l’altro pure.
Cominciamo con una premessa. Fino ad oggi, grazie alla globalizzazione dell’economia, gli Stati Uniti hanno accettato importazioni di tutti i tipi e da tanti Paesi del mondo. I Paesi che seguono i principi della globalizzazione producono i beni che gli costano meno e li esportano. Questo sistema sconta un rischio: specializzandosi a produrre solo i beni che gli costano meno, un Paese finisce col dipendere dal Paese o dai Paesi che importano i beni che produce. Se a un certo punto il Paese che acquista i beni di un Paese o dei Paesi che si sono specializzati in una o poche produzioni decide di non importarli più, ebbene, arriva il patatrac. Che è quello che potrebbe succedere a partire dal 2 Aprile 2025, giorno in cui entreranno in vigore i dazi doganali americani.
Vediamo cosa vuole combinare Trump con un esempio. In questo momento il dollaro americano e l’euro sono quasi equivalenti. Supponiamo che un’auto americana costi 30 mila dollari. Se un’auto tedesca o italiana costa 20 mila dollari, ebbene, è chiaro che i cittadini americani saranno invogliati ad acquistare auto tedesche o italiane. Ma se l’amministrazione Trump decide che in America un’auto tedesca o italiana costerà 40 mila dollari cambierà tutto, perché i cittadini americani saranno invogliati ad acquistare auto americane. Nel nostro esempio, l’amministrazione Trump avrebbe appioppato alle auto tedesche e italiane dazi doganali del 100%: e infatti, sempre con il nostro esempio, le auto italiane e tedesche passano dal costo di 20 mila euro al costo di 40 mila euro.
L’esempio che abbiamo fatto vale anche per altri prodotti, dal vino al vestiario e via continuando. Restiamo sulle auto, perché questo ci spiega cosa vuole ottenere Trump. Appioppando i dazi doganali alle auto non prodotte in America, ovvero auto tedesche, italiane, ma anche messicane e canadesi, Trump protegge le industrie americane. Non solo. Ci sono industrie americane di automobili che hanno spostato la propria produzione in Canada e in Messico. Appioppando i dazi doganali alle auto prodotte in Canada e in Messico, Trump lancia un messaggio preciso: è inutile che restate in Canada e Messico per produrre auto, perché in America non ne venderete più, se non a prezzi maggiorati dai dazi doganali. A questo punto vi conviene tornare a produrre auto in America dove le potrete vendere a prezzi più bassi. Morale: Trump, usando i dazi doganali, vuole proteggere l’industria automobilistica americana e, contemporaneamente, vuole indurre le industrie automobilistiche americane che producono all’estero a rientrare negli Stati Uniti. Così facendo Trump crea posti di lavoro nel settore automobilistico negli Stati Uniti d’America. Per completezza d’informazione, restando sempre alle industrie automobilistiche, il costo dei dazi doganali lo pagheranno soprattutto le industrie automobilistiche tedesche, le industrie automobilistiche canadesi e le industrie automobilistiche messicane. E l’Italia? Gli effetti saranno blandi, sia perché in Italia ormai si producono poche automobili (grosso modo, meno di 500 mila vetture all’anno), sia perché la più grande azienda automobilistica italiana, la Fiat, ormai fa parte del gruppo Stellantis, Holding che produce auto anche in America. E’ probabile che Stellantis, per non perdere quote di mercato negli Stati Uniti d’America, potenzi la propria produzione negli USA: che è quello che vuole Trump. Oggi ci fermiamo qui. Avremo modo di tornare su tale argomento per illustrare cosa accadrà ad altre produzioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *