PALERMO (ITALPRESS) – “Oggi è più difficile scoprire i funzionari infedeli che i mafiosi”. Così il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia in un’intervista al quotidiano La Repubblica.
“Le indagini sui colletti bianchi – ha continuato – sono più difficili perchè non è possibile utilizzare il sistema legislativo che funziona nei confronti della mafia, abbiamo strumenti diversi, certamente meno invasivi, ma anche meno efficaci”.
Quanto alle polemiche per l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, De Lucia ha sottolineato che “la precedente modifica, intervenuta nel 2000, aveva già fortemente limitato l’ambito di applicabilità del reato di abuso d’ufficio. Dunque, è stato fatto un intenso lavoro per una questione sostanzialmente poco incisiva”.
“Magari – ha aggiunto – l’abrogazione dell’abuso d’ufficio avrà un valore simbolico per qualcuno, ma si era già intervenuti in materia. In realtà, c’è una questione di metodo più generale: le attuali scelte in materia di politiche penali si susseguono in materia caotica senza lasciare il tempo alle norme approvate di sedimentare. Perchè se ne fa una, e un minuto dopo se ne fa un’altra. Per gli operatori del diritto è difficile adeguarsi ai mutamenti”.
Cosa bisognerebbe fare per essere più incisivi nelle indagini sui colletti bianchi? “Dal punto di vista normativo, bisogna essere assai cauti soprattutto con riguardo alle intercettazioni. La corruzione, come la mafia, è un reato occulto che si scopre non perchè qualcuno te lo dice, ma perchè ascolti chi compie i reati”. In merito all’emendamento che vorrebbe ridurre le intercettazioni a 45 giorni, “si rischia di introdurre – ha affermato – un elemento preoccupante per chi fa indagini sulla pubblica amministrazione, perchè le limita moltissimo. Piuttosto, sarebbe sufficiente prendere atto del fatto che già oggi le intercettazioni sono autorizzate da un giudice terzo, in presenza di specifici e rigorosi requisiti. Bisogna poi uscire da un equivoco, le intercettazioni non finiscono abusivamente sui giornali. Quelle che vengono pubblicate sono solo quelle nella disponibilità delle parti. Dalla riforma Orlando, esiste un archivio riservato per le conversazioni irrilevanti, che rimangono segrete”.
C’è, poi, il tema delle carenze di organico. A Palermo quanti pm mancano? “Ben dodici, ma il tema non riguarda solo il mio ufficio. A Palermo, carenze di organico ci sono anche all’ufficio gip e in tribunale. Ma non è solo questione di numeri”.
“Dopo una lunga stagione – ha poi affermato -, lo Stato può dire di essere vincente contro la mafia. Ma siamo in un momento delicato, in cui Cosa nostra punta alla riorganizzazione, mentre continua ad avere relazioni importanti con la zona grigia di questo paese. Se lo Stato non continuerà a investire in questa lotta, mettendo le procure in condizione di lavorare a pieno regime – ha concluso -, rischiamo di perdere la partita che stiamo vincendo”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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