di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente
Didattica a distanza: un’alternativa/non alternativa in uno stato di emergenza sanitaria, uno strumento che inevitabilmente presenta pregi e difetti, gli ultimi legati alla mancanza concreta di interazioni interpersonali con docenti e compagni, una modalità in parte accettata per necessità, ma in parte osteggiata. Rifiutata, fonte di disagio e paura, esaltata nella sua distruttività: sentimenti entro i quali si è mossa, lo scorso 26 Marzo 2021, la mobilitazione per lo sciopero nazionale della scuola, con lo sciopero dalla Didattica a Distanza da parte di studenti e docenti, al fine di chiedere la riapertura in presenza, in sicurezza e in continuità di tutti gli istituti scolastici, dal nido all’università.
Organizzata in sessanta città italiane, Roma, Milano, Napoli, Frenze, Palermo, solo per esemplificare, questa fervente mobilitazione è stata indetta da Priorità alla Scuola, movimento costituito da insegnanti, educatori, genitori e studenti, per reimmaginare collettivamente l’istruzione, secondo la definizione che si è data lo stesso movimento, in concomitanza con lo sciopero proclamato dai Cobas, includendo uno sciopero del trasporto pubblico locale proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil trasporti, Faisa-Cisal, Ugl-Fna e Cobas con orari e modalità diverse da città a città.
Una Notizia che ha suscitato non pochi fermenti, soprattutto nello stesso comparto scuola, a partire da vertici costituiti dai Dirigenti scolastici, in prima linea nel garantire risultati di profitto e di crescita per tutti gli alunni.
Abbiamo raccolto in merito la testimonianza del Professore Vito Lo Scrudato, dirigente scolastico del Liceo classico Umberto I di Palermo e Sostenitore della Didattica a distanza, quale alternativa necessaria in tempi di pandemia, di cui cogliere i pregi, senza demonizzarla al cospetto della didattica in presenza, all’interno di uno stato emergenziale costituito dall’infezione da Covid 19.
“La Notizia che in sessanta città italiane si sono svolte mobilitazioni per lo sciopero nazionale della scuola, con lo sciopero dalla Didattica a Distanza da parte di studenti e docenti, per chiedere la riapertura in presenza e in sicurezza, suscita una prima impressione di inadeguatezza, addirittura di stupore, dal momento che scioperare contro la Didattica a Distanza è come avere la pretesa di scioperare contro il virus Covid 19 che ha scatenato la pandemia. Poi però ad una riflessione più ponderata, recupero alla coscienza il malessere che caratterizza lo stato di salute e di equilibrio di numerosi allievi e allora spiego intanto a me stesso la ragione per cui si possa chiedere da un punto di vista giovanile la fine di questo stato di estremo disagio. La proposta è ragionevole e comprensibile, non lo è del tutto lo strumento: uno sciopero. Gli allievi stanno male, hanno maggiori disturbi del sonno, dell’alimentazione, hanno messo in evidenza maggiori pratiche autolesive, depressione e in alcuni casi veri e propri disturbi psichiatrici, di cui magari non è del tutto certo il nesso con la pandemia. Noi però nelle scuole ne stiamo osservando. Ultima considerazione, non meno importante: nell’indizione dello sciopero viene chiesta maggiore sicurezza e questo è ragionevole. Non sono state date alle scuole spazi aggiuntivi e non sono state realizzate classi meno numerose. Questo riferisce comunque di quanto siano lontani i palazzi del potere dalla vita quotidiana delle gente comune. In questo caso sembra esserci un profondo fossato tra le scuole e le Istituzioni di Governo”.
Maggiore presenza istituzionale, quindi, maggiori e più ingenti fondi che permettano una reale sicurezza, ottenuta la quale la proposta di una didattica in presenza potrebbe essere percorribile, bilanciando i costi che gli alunni pagano, in termini di salute, a causa della pandemia che impedisce le lezioni in un ambiente di relazioni non virtuali, e quelli che pagherebbero di fronte a un’urgenza emotiva che ponga fine al disagio, trascurando maldestramente elementi imprescindibili quali idonei ambienti scolastici, con adeguati spazi liberi da contagio.
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