Economia mondiale sconvolta dai dazi, l’amministrazione Trump: “50 Paesi vogliono trattare con noi”

di Giulio Ambrosetti
Dice Donald Trump: “L’Europa ci deve un sacco di soldi”. Ha ragione? Sì e no. Ha ragione perché lo spaventoso deficit federale degli Stati Uniti d’America è dovuto in parte all’Europa. Ha torto quando generalizza, perché il Paese europeo che da un quindicennio e forse più ha approfittato del mercato americano accumulando un grande surplus commerciale è la Germania.
Basti pensare che questo Paese, nel 2023, è stato il principale esportatore di merci verso gli Stati uniti per un valore pari a quasi 160 miliardi di euro. Più del doppio delle esportazioni italiane che arrivano a circa 65 miliardi di euro. Tra l’altro, il surplus commerciale della Germania negli scambi con gli Stati Uniti veniva stigmatizzato già ai tempi della presidenza di Barack Obama. E’ storia vecchia, insomma.
Le cose, per essere comprese bene, vanno viste da tutte le angolazioni. In queste ore si critica Trump perché, con i dazi doganali, avrebbe sconvolto le economie del mondo. Verissimo. Ma si dimentica di dire che nel 2023 l’America ha accumulato un deficit federale pari a mille e 700 miliardi di dollari circa. E che nel 2024 il deficit federale americano ha superato di poco i 2 mila miliardi di dollari. Per non parlare dei primi tre mesi di quest’anno, se è vero che il deficit federale americano supera di poco i 700 miliardi di dollari.
Da qui due considerazioni. Prima considerazione: Trump, già lo scorso anno, in campagna elettorale, ha annunciato che, se eletto, avrebbe iniziato a lavorare per ridurre il deficit commerciale. Seconda considerazione: i partner commerciali degli USA hanno ignorato l’avvertimento di Trump e hanno continuato ad aumentare le esportazioni, tant’è vero, come già accennato, che nei primi tre mesi del 2025 il deficit federale americano supera di poco i 700 miliardi di dollari. Ciò significa che, a fine anno, senza i dazi doganali, gli Stati Uniti avrebbero un deficit federale di circa 2 mila e 800 miliardi di dollari!
In economia i numeri hanno la ‘testa dura’. Non si possono cambiare. In economia, di solito, un Paese riduce il deficit commerciale o aumentando le esportazioni, o riducendo le importazioni. Trump ha provato più volte a convincere i partner commerciali ad aumentare le importazioni di prodotti americani. Ma i governanti di tanti Paesi del mondo gli hanno risposto picche, convinti, sbagliando, che Trump non avrebbe mai sconvolto i mercati mondiali con i dazi doganali. Si sono sbagliati, perché i dazi doganali di Trump sono arrivati. I Democratici americani hanno subito scatenato le piazze con proteste in tante città americane. Ed è anche logico: il Partito Democratico americano è il punto di riferimento delle multinazionali e di Wall Street, la sede della Borsa statunitense che sta franando insieme con quasi tutte le altre Borse del mondo.
Ma questo interessa fino a un certo punto Trump, che i voti li prende non dai ricconi delle multinazionali e dagli speculatori di Borsa, ma dai ceti popolari in parte impoveriti dalle guerre e dalle speculazioni della passata amministrazione americana del Partito Democratico. Infatti, la reazione di Brooke Rollins, Segretario all’Agricoltura, e di Scott Bessent, Segretario del Tesoro (in pratica, due Ministri dell’Amministrazione Trump) è tranquilla: “Ci sono già i governi di 50 Paesi che vogliono trattare”. Eh sì, i partner commerciali degli USA che nei primi tre mesi dell’anno si sono rifiutati di trattare con l’amministrazione Trump, per discutere di import ed export, ovvero per iniziare ad acquistare beni americani, adesso vogliono trattare. Anche la Cina, che all’inizio ha reagito con i contro-dazi doganali, adesso vuole trattare. Idem l’Unione europei cui leader, la scorsa settimana, avevano annunciato fuoco e fiamme.
Che succederà? Difficile fare previsioni. Le trattative ci saranno. In alcuni casi facili, in altri casi, difficili. Non la vediamo bene per l’Europa. Gli americani sono molto infastiditi dalla Germania che, come già accennato, per quasi un quindicennio ha approfittato del mercato americano aperto. Se l’Unione europea si presenterà con la faccia della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non sarà semplice.
Gli americani hanno il dente avvelenato con i tedeschi e pensano che la von der Leyen, tedesca, faccia gli interessi della Germania e non dell’Ue. Sarebbe più efficace una trattativa tra ogni singolo Paese dell’Unione europea e il Governo americano. Anche perché ogni Paese, in materia commerciale, persegue i propri interessi, non certo gli interessi di un’Unione europea ad oggettiva ‘trazione’ tedesca e francese. Il pessimismo, per l’Europa, non è ingiustificato.