di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, scrittrice
11 marzo 2024: una data emblematica, quella dei cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, il medico illuminato che ha avviato la più importante riforma della psichiatria in Italia, portando alla chiusura dei manicomi e a un nuovo approccio alla cura della malattia mentale che coinvolgesse la comunità nella sua interezza, in nome della cosiddetta “deistituzionalizzazione”.
Proprio in ossequio a tale rivoluzionaria data, si è svolto a Palermo, lo scorso 29 Maggio, un evento ricco di spunti, argomentazioni scientifiche e riflessioni all’interno della sfavillante cornice della sala Mattarella di Palazzo dei Normanni.
“La finalità dell’evento, quella di ricordare la figura di una persona che è un eroe, un uomo immenso, che ha interrotto una condizione di orrore che si consumava nei manicomi – testimonia ai microfoni di Teleone il dottor Maurizio Giaccone, direttivo dell’associazione Onlus “Si può fare”- Un uomo che si è immedesimato nelle persone che non esistevano, che venivano torturate, che venivano lavate con gli idranti, a qualsiasi temperatura, e su cui si applicava l’elettroshock come punizione dei comportamenti, senza dimenticare l’elettricità nei testicoli, operazione in auge fino agli anni ’70”.
Da qui il monito, trasversale alle innumerevoli relazioni suddivise tra operatori sanitari, associazioni di volontariato e sindacati dei lavoratori, caro allo stesso Basaglia, affinché il manicomio si chiudesse perché è iatrogeno, mettendo al centro l’essere umano, a cui risultano necessari il lavoro, per il paziente e la famiglia, oltre ai farmaci e alla psicoterapia.
‘Senza lavoro e senza dignità il peso delle persone più problematiche è a carico delle famiglie, le persone qui hanno due alternative, o sono accelerate e disordinate oppure vengono sedate in modo eccessivo, buttate sul divano – continua Giaccone – La soluzione? Complessa dal momento che i servizi di Palermo hanno pochi operatori in generale e nell’ambito psichiatrico in particolare, l’atteggiamento dei governi è del blocco delle assunzioni per chi deve prendersi cura del recupero sociale e lavorativo del paziente, esiste uno squilibrio con pochi psicoterapeuti e tecnici della riabilitazione psichiatrica in organico, uno scarso patrimonio di intervento. E se lo stesso Basaglia diceva che “Bisogna avere rapporti sociali”, come fare se mancano gli operatori e i relativi concorsi? Ecco che come famiglie dobbiamo stabilire un’alleanza terapeutica con gli operatori, dobbiamo lottare e vincere. Non possiamo tacere: la situazione è drammatica a causa della miopia politica, i governi sono interessati a fare diventare favori i diritti, ma i familiari continueranno a lottare per i più deboli. Il fine terapeutico che vogliamo raggiungere è quello di migliorare le capacità cognitive diffuse nelle schizofrenie, anche attraverso gruppi di supporto, il mio compito da medico è di sensibilizzare la cultura perché la cultura non si trasforma da un giorno all’altro’.
Un inno al cambiamento, a quella Crisi che significa caduta, ma che deve soprattutto ambire ad esser opportunità e mancanza di conflitto tra gli operatori coinvolti, secondo le stimolanti suggestioni di Franco La Rosa, psichiatra di Palermo e tra gli esponenti di spicco presenti al convegno del capoluogo.
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