21 Settembre 2024

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Il Cattivo Poeta: la recensione.

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e docente.
Anno 1936: il giovane Giovanni Comini viene incaricato da Achille Starace, numero due del Partito Fascista, di sorvegliare Gabriele D’Annunzio, la cui dimora attuale si trova all’interno del Vittoriale, maestosa casa-museo sul lago di Garda. Un luogo sontuoso, che lo spettatore ha la possibilità di ammirare negli interni marmorei e negli spazi verdi, per tutta la durata della pellicola, il che permette agevolmente di affascinarsi alla trama e ai personaggi, nei loro mutamenti.
Il Vittoriale, un luogo sfavillante di reclusione dettata da una necessità storico-politica: la sorveglianza speciale a causa delle posizioni dissidenti del poeta nei confronti delle scelte politiche di Mussolini, in particolare in quella di forte alleanza con Hitler e la Germania nazista.
Luoghi lussureggianti di sfondo e personaggi che cambiano, maturano e raccontano l’animo umano: questo il messaggio alto del “Cattivo poeta”, film di Gianluca Jodice prodotto da Matteo Rovere, con un Sergio Castellitto superbo D’Annunzio, fobico, ossessivo, tossico, ma estremo poeta-Vate dell’Anima.
Un’anima patriottica che il D’Annunzio antifascista fa risaltare senza reticenze, fino a far crollare l’assoluta fiducia di Comini nei confronti del Partito fascista, e a farlo più volte riprendere nervosamente dai militanti del Partito stesso per dei dubbi impossibili da coltivare perché “solo chi è fedele a se stesso può essere fedele al duce”.
D’Annunzio, poeta fascinoso e sempreverde, eppure colto nella stagione della senilità, affaticato, malato, vittima di una vita dissoluta segnata dalla cocaina, una vita di cui porta addosso gli strascichi nel corpo claudicante, mentre la mente corre verso presagi, speranze, bizzarrie cognitive, come il fatto che il Vittoriale sia infestato da topi.
Il presagio più fervido, che percorre il tutto il film, è senz’altro la previsione dell’alleanza di Mussolini con la Germania di Hitler, evento funesto per il Mondo conosciuto, notizia che il Poeta-Vate non accetta di buon grado. D’Annunzio aveva previsto che l’Italia si sarebbe unita alla Germania e si discosta con fierezza, dicendo apertamente a Mussolini che in Germania “si sta scavando la fossa”, in occasione di un incontro organizzato ad hoc a Verona.
E’ un presagio funesto, condensato nelle parole altisonanti del poeta “Quando degli ideali politici si realizza solo la parte più cupa, con il tradimento della buona fede, la tristezza è l’emozione peggiore”.
“Non sapevamo chi eravamo e quel che volevamo, adesso lo sappiamo grazie alla certezza generata dal dolore”.
Un dolore che si chiama Morte, tortura degli antifascisti, e fonte di una tristezza così intensa che non “ci sappiamo più sollevare, il sangue sgorga dall’Italia, quel che sembra vita è Morte”.
Già, la Morte e la Vita, la Politica e la Vita privata intima: se il Cattivo Poeta ci consegna gli ideali di un D’Annunzio patriottico e contrario alle dittature, ci fa anche sbirciare curiosamente dentro la vita di un Uomo comune dalle “storielle piccanti”.
Storie di sessualita’ bizzarra, come la scena raccontata del Pavone (i dettagli saranno facilmente udibili durante la visione del film) di cui D’Annunzio è  Autore, all’interno di immagini di nudo femminile che poco lasciano all’immaginazione. Il Cattivo Poeta, un film da guardare senza pause, un post- pandemia inedito per ripercorrere le trame di una Storia d’Italia e una Storia privata in cui il Bene e la Buona Fede convertono letteralmente le simpatie totalitarie e in cui scopriamo pregi e debolezze di uno dei Poeti più proliferi della letteratura di tutti i tempi.