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Impotenza appresa: una lettura ai tempi del Covid 19

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e docente
Impotenza appresa: un concetto caro alla psicologia, messo in luce nel 1967 dallo psicologo americano Martin Seligman. Una scoperta sperimentale decisiva, evidenziatasi durante il classico scenario riportato nei manuali accreditati sulla materia.
Un animale sottoposto ripetutamente a una scossa elettrica (senza possibilità di evitarla), messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa, dimostrava un comportamento anomalo, ovvero di non fuga. L’animale, in definitiva, aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva assolutamente dal suo comportamento, per cui, anche quando effettivamente poteva evitare la scossa, non metteva in atto la libertà agognata.  L’impotenza appresa si riferisce quindi a quella situazione in cui si apprende che non può essere fatto nulla per controllare o migliorare una data situazione, per cui ogni tentativo di combattere il negativo risulta vano.
E andiamo per parallelismo agli accadimenti che stanno interessando il Pianeta, condensati nel fenomeno Pandemia.
La Sindrome della Capanna, a ben pensarci, come Impotenza appresa di fronte alla possibilità di uscire fisicamente dalla propria abitazione, dopo la Fase 1, che spinge paradossalmente alla Chiusura forzata, innaturale, dentro le paure-certezze di un Virus percepito come Infinito.
Per non parlare del ruolo.dei messaggi allarmistici, quali l’enfasi sugli aspetti negativi della pandemia (numero di malati gravi o decessi) più che su quelli positivi (numero dei guariti), dei racconti ricchi di dettagli personali sulle vittime, in grado di condizionare al negativismo e alla falsa idea di una catastrofe infinita.
A questo si aggiungono i messaggi vaghi o ambigui («se stiamo uniti andrà tutto bene», «occorre essere più responsabili») che rischiano di non avere l’effetto desiderato e fomentare uno stress senza pari.
L’antidoto? In un clima di incertezza e paura diviene fondamentale fornire informazioni precise sul problema e sulla gestione dell’emergenza, senza enfatizzare la mortalità e il richiamo alla tragedia pandemica senza termine.
Perché il Coronavirus cesserà di seminare morti, ma in effetti la morte peggiore è quella mentale di chi si “costringe a morire senza un accenno di speranza quando ogni nuovo giorno è, per definizione, una speranza perché  portatore di possibilità nuove e di opportunità, fino a quel momento, inesplorate”.