L’INTERVISTA ALL’ESPERTO
autore: Angela Ganci
Psicoterapeuta, giornalista e docente
Bambini e adolescenti: soggetti in età evolutiva, personalità in costruzione, che necessitano di adeguati stimoli sociali, di un confronto continuo di idee, di uno scambio di emozioni, attraverso la mediazione del gruppo dei pari, con l’obiettivo di una crescita sana, funzionale.
Questi gli insegnamenti della moderna scienza psicologica, questo il forte presupposto teorico entro cui “leggere” i disagi dei bambini e degli adolescenti colpiti dalla pandemia: in particolare, il riferimento va alla Fase 1 della pandemia, che ha “costretto” intere famiglie all’isolamento sociale, e per i bambini e i ragazzi ciò ha costituito un’indubbia sfida evolutiva.
Dei connotati di questa sfida e delle ulteriori sfide imminenti che attendono i giovani nelle prime fasi della ripresa del nuovo anno scolastico parliamo con Antonino Leonardi, pedagogista, operante a Palermo.
Dottor Leonardi, quali problematiche hanno dovuto affrontare i giovani nel contesto della pandemia?
“Le problematiche principali hanno riguardato la sfera amicale e scolastica. Ricordando l’importanza che, per i ragazzi, riveste l’interazione fisica con il gruppo dei pari, si comprende che una deprivazione in tal senso si traduce nell’assenza di un vero e proprio laboratorio sociale, dove sviluppare dinamiche, progettare e condividere. Tale deprivazione, che ha assunto le sembianze della virtualità in Fase 1, ha però aiutato i giovani a mantenere i contatti con i coetanei, seppur in maniera non del tutto soddisfacente. Sul piano prettamente didattico i giovani hanno dovuto altresì affrontare una privazione di esperienze di apprendimento funzionali, che si realizzano all’interno di un rapporto frontale con i docenti e i compagni. La didattica a distanza, se non ha inficiato la qualità dell’apprendimento, ha sicuramente compromesso due aspetti: la qualità dell’interazione con il docente, in particolare nella catena di domande-risposte a volte difficoltosa e insoddisfacente perché relegata alla dimensione virtuale, e i ritmi serrati delle videolezioni, a cui, a volte, seguivano delle verifiche, in una dimensione di staticità e di solitudine”.
Adesso che la Fase 1 è superata, resta il grande enigma del rientro a scuola: a suo parere come vivono i ragazzi questo momento, cosa vorrebbero, cosa temono?
“I ragazzi desiderano tornare come prima, però credono che non sarà così, almeno all’inizio. Essi si aspettano maggiore prudenza nel contatto fisico, e ne soffrono, permane la paura di focolai, contrastata dalla voglia di aggregazione sociale, tipica dell’età evolutiva. Per questo è necessario un ascolto attivo da parte di tutto il personale educativo e delle famiglie, per dare sostanza alla continuità orizzontale tipica della scuola di oggi”.
Quali azioni deve svolgere la scuola, secondo il Pedagogista, per aiutare i giovani nella ripresa efficace della socialità e della didattica a scuola?
“Ricordo due aspetti importanti del lavoro degli educatori, degli insegnanti, e delle famiglie, ovvero il potenziamento di un clima positivo e favorevole di aula, che tenga conto dell’unicità del singolo alunno, in grado di stimolare la sua crescita e la sua capacità riflessiva. Questi aspetti pedagogicamente rilevanti sono validi più che mai adesso, ma come metterli in atto in una scuola dai banchi monoposto e dalla didattica virtuale? A mio avviso la scuola è chiamata in causa per affrontare al meglio tali limiti, attraverso misure quali, qualora possibile, l’alternanza tra la didattica a distanza e quella in presenza. Riguardo al problema attualissimo dei banchi monoposto, riguardo alla paventata solitudine degli alunni, credo che un coinvolgimento del docente, e di tutto il personale educativo, possa avvenire anche attraverso metodologie attive, che uniscono gli obiettivi dell’apprendimento e della socializzazione, come il cooperative learning, al di là del distanziamento fisico necessario per motivi di sicurezza”.
Una scuola attiva, propositiva, sicura, attenta ai bisogni del singolo, in una fitta rete di collaborazione con la famiglia, oggi più che mai di fronte ai limiti della sicurezza di tutti e di ciascuno.
L’auspicio, che le restrizioni siano allentate fino alla totale normalità in tempi brevi, e che la socializzazione venga, se mai messa in discussione, rivalutata, proprio a fronte del suo estremo valore formativo per le giovani generazioni.
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