Più controlli, multe e nuovi poteri ai sindaci. A causare la nuova stretta del Viminale sarebbero state le foto circolate di giovani che fanno l’aperitivo senza mascherina
Coronavirus, la movida con assembramento costa cara: multe fino a 3mila euro per gli aperitivi
Aperitivo sì, aperitivo no. L’happy hour continua a essere uno dei temi caldi, caldissimi della fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Regione Lombardia e comune hanno riaperto bar e ristoranti nei giorni scorsi e hanno dato l’opportunità ai locali di espandersi all’esterno senza pagare tasse proprio per cercare di rimettere in moto “l’economia dell’aperitivo”. Però, c’è un però. I primi giorni della “nuova normalità” hanno mostrato che a Milano il rito dell’happy hour non è affatto passato di moda: i Navigli si riempiono quasi come nelle estati normali e lo stesso succede in Darsena, due dei punti storicamente più caldi della movida. E inevitabilmente, e non per colpa dei titolari dei locali, mantenere il distanziamento sociale e tenere sempre la mascherina indossata – che in regione è obbligatorio – diventa un po’ più complicato.
“Purtroppo – ha tuonato mercoledì mattina il governatore Attilo Fontana – ci sono ancora piccole sacche, ci sono alcune attività sulle quali non riusciamo ad avere una convinzione sufficiente: troppi apericena, troppi bar sommersi di persone e questo non va assolutamente bene”. Il rischio, evidenten è un ritorno al passato in tema di restrizioni: “È chiaro che, se la cosa dovesse continuare, saremo costretti a chiudere quelle attività – ha sottolineato il numero uno del Pirellone -. Noi abbiamo dato la possibilità di riaprire bar e ristoranti, a condizione che si rispettino certe regole. Se queste regole non vengono rispettate e la gente si ammassa in un bar è chiaro che purtroppo non potremo continuare a lasciare quella libertà”, ha ribadito.
In serata una mano a Fontana potrebbe essere arrivata dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e dal capo della polizia, Franco Gabrielli, che hanno deciso di iniziare a controllare bar e locali dalle 18 in poi, proprio dall’orario dell’aperitivo. L’obiettivo, chiarissimo, è evitare assembramenti e gruppi di persone che stazionano in strada o ai tavolini a bere, magari troppo vicini tra loro. Così, poliziotti, carabinieri, finanziari e ghisa – come aveva chiesto l’assessore lombardo alla sicurezza, Riccardo De Corato – saranno chiamati a controllare tutte le aree più frequentate per verificare che le prescrizioni siano rispettate.
Nella circolare inviata dal numero uno della polizia a tutti i questori d’Italia si chiede infatti, tra le altre cose, proprio di assicurare “il rispetto del divieto di assembramento”. “Alla luce del graduale riavvio delle attività economiche e di un progressivo riassetto della vita sociale – si legge – si richiama l’attenzione sulla necessità di orientare il massimo impegno verso l’attività di controllo del territorio per prevenire e contrastare ogni tentativo di ripresa dell’operatività delle organizzazioni criminali, nonché della criminalità diffusa”. E quindi, ecco il passaggio, allo stesso tempo i questori dovranno assicurare “il rispetto del divieto di assembramenti e di aggregazioni di persone e l’osservanza delle misure del distanziamento sociale”.
Per i cittadini che si lasciano prendere la mano dalla movida le multe vanno da 400 a 3mila euro. Per i negozianti che colpevolmente permettono assembramenti nei propri locali, invece, c’è addirittura la possibilità della sospensione della licenza.
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