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Non è che con la possibile triangolazione commerciale Ue, Mercosur e Cina in chiave anti-Trump si penalizzeranno gli agricoltori italiani?

Un dubbio campeggia in questi giorni nelle menti di tanti agricoltori italiani: non è che, alla fine, i costi reali delle guerre sui dazi doganali li pagheranno loro? Non è una tesi campata in aria: anzi. Come abbiamo già scritto, prima che esplodesse la guerra commerciale mondiale la presidenza della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha effettuato una forzatura sul Mercosur, il trattato commerciale tra Unione europea da una parte e cinque Paesi del Sudamerica dall’altra parte: Brasile, Argentina, Venezuela, Paraguay e Uruguay. La parola dovrebbe passare ai Parlamenti del 27 Stati Ue. Ma attenzione: per l’applicazione del CETA, il trattato commerciale tra Unione europea e Canada, il voto dei Parlamenti dei 27 Paesi europei è stato aggirato: nel Settembre del 2017 si disse che il CETA si applicava “temporaneamente” in attesa del pronunciamento dei 27 Parlamenti europei. Da allora tutto tace.

Potrebbe avvenire la stessa cosa con il Mercosur e poi, magari, con un eventuale nuovo trattato con la Cina? La domanda ci sta tutta, perché con quello che sta succedendo tutto è possibile. Il presidente americano Donald Trump, nei giorni scorsi, ha ‘congelato’ i dazi doganali per 90 giorni, ad esclusione della Cina. La notizia, in realtà, raccontata così, è un po’ imprecisa. Perché, in effetti, sono rimasti i dazi americani al 10% per tutti i Paesi che commercializzano con gli USA. Ora, in America, ogni giorno, arrivano milioni e milioni di prodotti da tanti Paesi del mondo. Se facciamo i classici quattro conti, beh, il 10% su ogni prodotto che entra in America non è una cifra di poco conto: anzi. La verità è che l’amministrazione Trump è stata abilissima: a) a trasformare un problema degli Stati Uniti d’America – il deficit federale – in un problema dei Paesi che commercializzano con gli USA; b) con la confusione che si è creata non è stata molto enfatizzata la notizia del 10% dei dazi doganali americani che non sono stati toccati.

Qual è oggi il timore? Che con i rapporti tesi tra America e Unione europea e con la crisi dell’automobile della Germania, non sarebbe strana una seconda forzatura sul Mercosur in stile CETA e un contestuale accordo con la Cina. Della serie: intanto la Commissione europea applica il Mercosur in attesa che i Parlamenti del 27 Paesi dell’Unione europea si pronuncino… Quanto alla Cina, ebbene, i rapporti commerciali già ci sono, gestiti da ogni Paese europeo: si tratta solo di potenziarli… Fantapolitica? Ce lo auguriamo. Anche se qualche dubbio c’è. Il Mercosur, ad esempio. Fino ad oggi non è stato approvato dall’Ue per la resistenza della Francia. O meglio, degli agricoltori francesi. I Paesi del Mercosur fremono, perché vorrebbero inondare l’Europa con la loro ortofrutta. Fino ad ora sono stati soprattutto gli agricoltori francesi che si sono opposti, perché l’arrivo del fiume di ortaggi e frutta sudamericana travolgerebbe le produzioni francesi. Però c’è un però. Ovvero? L’apertura dell’Unione europea alla Cina. Che potrebbe mettere a tacere gli agricoltori francesi. Illustriamo il perché.

Oggi la Francia esporta in Cina prodotti agricoli e agroalimentari per un valore pari a quasi 4 miliardi di euro. Mentre la Cina esporta in Francia prodotti agricoli e agroalimentari per un valore pari a poco meno di 740 milioni di euro. Conti alla mano, la Francia registra un surplus annuale di oltre 3 miliardi di euro. Cosa stiamo cercando di dire? Semplice: che il Governo francese potrebbe rassicurare gli agricoltori del proprio Paese: fate entrare l’ortofrutta sudamericana e, in cambio, i cinesi aumentano la quantità di prodotti agricoli e agroalimentari che importano dalla Francia.

In cambio, il mercato sudamericano apre alle auto europee e cinesi. Ricordiamoci che la Germania, dal 2016 allo scorso anno, ha venduto milioni di automobili alla Cina. Quando il trend si è invertito – cioè quando la Cina ha cominciato a esportare in Germania più auto di quanto ne esportava la Germania in Cina, sono arrivati i dazi doganali europei alle auto cinesi. Oggi, davanti ai dazi doganali dell’America di Trump all’Europa, in tanti lamentano l’attentato alla libera circolazione delle merci; ma quando l’anno scorso la Germania, pardon, l’Unione europea ha appioppato i dazi doganali alla Cina il silenzio è stato tombale.

Domanda: chi perderebbe in un’eventuale triangolazione Unione europea, Cina e Mercosur? La Spagna no. Nei giorni scorsi il premier iberico, Pedro Sanchez, forse intuendo qualcosa, è volato a Pechino dove ha stretto accordi con la Cina. Accordi commerciali, ovviamente. Magari a protezione dell’agricoltura spagnola. Invece, per l’agricoltura italiana la triangolazione Unione europea, Cina e Mercosur sarebbe rovinosa. Già l’Italia è invasa da produzioni agricole cinesi. Da anni, per citare un esempio, va in scena la polemica sul fiume di pomodoro cinese trasformato che arriva in Italia (qui un articolo: https://www.ilsole24ore.com/art/il-pomodoro-cinese-che-arriva-via-mare-finisce-nostri-piatti-nave-livorno-e-proteste-AGF8ADK). Gli agricoltori denunciano la presenza di pomodoro cinese trasformato che arriva in Italia con le navi; gli industriali rispondono che questa produzione cinese non finisce sulle tavole degl’italiani ma viene rivenduta ai Paesi esteri. Idem per l’olio d’oliva che arriva in Sicilia dalla Tunisia. La cosa interessante sarebbe capire – restando al pomodoro trasformato cinese e all’olio d’oliva tunisino – in quali Paesi del mondo l’Italia esporta questi due prodotti. Supponiamo che i governanti e gli abitanti di tali Paesi siano a conoscenza che il pomodoro trasformato e l’olio d’oliva che arriva dall’Italia siano, rispettivamente, cinese e tunisino. Dovrebbe essere così, no?

Giulio Ambrosetti

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