PALERMO (ITALPRESS) – “Io so che la mia missione è compiuta. Se morissi stanotte morirei soddisfatto, contento, non ho nulla da rimproverarmi e continuo per l’ultimo anno col sorriso. Dimettermi perché in minoranza? Non ci penso proprio. Sembra che sia stato eletto nel 2017 per cinque anni. Chi vuole mandarmi a casa ha uno strumento: la sfiducia. Lo utilizzi pure”. Così Leoluca Orlando in un’intervista al quotidiano la Repubblica. Orlando spiega perché non lascerà: “Sa perché? Perché se mi ricandidassi l’anno prossimo, fosse pure con la vecchia Rete, vincerei. A mani basse. Di fronte a questo stato confusionale del Consiglio comunale apparirei comunque l’unica àncora di salvezza. I palermitani lo sanno, mi conoscono. Passerà Orlando, ma non la sua visione. Io non chiedo aiuto ai consiglieri che oggi si sentono maggioranza, io spero che si diano aiuto da soli, per il bene della città. Anzi, esprimo loro la mia solidarietà”. Sull’ipotesi della sfiducia, dice Orlando: “La presentino. Non entro nel merito. Non mi lascio distrarre da mozioni contro un assessore o contro il sindaco. Io quello che avverto è un disagio personale, umano, generato dal mio amore verso Palermo. Soffro nel non poter dare le risposte che vorrei”. Ormai in minoranza, Orlando spiega: “Posso permettermi di dire che lo stesso disagio lo stanno vivendo anche i consiglieri comunali? Me lo confidano in privato, anche quelli di colore politico diverso e lontano dal mio, il loro è uno stato confusionale che va avanti ormai da otto mesi. Io faccio tutto quello che posso fare. Ma se poi la mia delibera non viene approvata, anzi, non viene nemmeno esaminata, beh, allora… Tutto questo danneggia la città. E non costruisce un’alternativa di governo”. Palermo, dice Orlando, “si sta già risollevando, sta riprendendo la sua vocazione turistica, Punta Raisi è tornata a essere frequentata da 18mila passeggeri al giorno, erano 180 poche settimane fa. Riaprono alberghi, da Villa Igiea alle Palme, e ristoranti. Altri non ce l’hanno fatta, drammaticamente. Il governo nazionale ha sbagliato: anziché ristori avrebbe dovuto erogare rimborsi”. (ITALPRESS).
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