CATANIA (ITALPRESS) – La penna di Edoardo Nesi ha raccontato l’essenza dei 60 anni di attività di Cosedil, mettendo al centro le capacità imprenditoriali e umane di Andrea Vecchio. Nesi e Vecchio, amici ed ex compagni di partito alla Camera, si sono ritrovati a Palazzo della Cultura a Catania per la presentazione di “C’era un futuro che non finiva mai”. Il libro, che si apre con la richiesta dell’imprenditore di Santa Venerina all’amico Premio Strega di scrivere un testo “che racconti la storia dell’evoluzione e la crescita dell’azienda”, arriva alle stampe a un anno dal superamento dei 100 milioni di euro di fatturato di Cosedil. Da Catania, Nesi ha spiegato il motivo per cui la richiesta di Andrea Vecchio è diventata davvero un testo, a differenza di molte altre dello stesso tipo arrivate in passato. “Lui è un bambino e un gigante – ha dichiarato lo scrittore toscano – Nella sua naturalezza, nella capacità di andare oltre ciò che è stato insegnato, il bambino in Andrea è vivo. Da gigante ha affrontato la sua vita in tutte le circostanze più significative, senza paura”. Edoardo Nesi e Andrea Vecchio si sono conosciuti in Parlamento, esponenti di Scelta Civica per l’Italia.
“Siamo stati candidati alla Camera con un partito che si è sciolto dopo sei mesi confluendo nel gruppo Misto. Andrea non sopportava molte delle lentezze del sistema e tutti notavano questa discrasia, ma nessuno la cambiava. Solo lui si opponeva. Questo atteggiamento era come una doccia fresca in un’estate calda”. Sul “C’era un futuro che non finiva mai” Nesi ha spiegato: “Non sono abituato a cantare le lodi di chi ha successo, ma la storia di Cosedil è in qualche modo esemplare. Andrea affronta il fatto di essere un imprenditore in Sicilia, quindi è in contatto con realtà terribili come la mafia, a cui si oppone con tutte le forze. Già questo basterebbe a scrivere non uno, ma dieci libri. C’è poi il modo in cui ha saputo lasciare l’azienda ai figli, una grande lezione per tanti”. L’azienda catanese ha cantieri in Sicilia e nel resto d’Italia, in Albania e sta costruendo una strada in Congo. “Il Congo è un Paese che merita lo sviluppo, cresce molto più del nostro e ha molta forza lavoro. Dovremmo approfittarne – ha spiegato Andrea Vecchio – queste ottuse barriere che facciamo in Italia contro gli immigrati non ci servono. Abbiamo invece bisogno di immigrati, in Italia mancano almeno 500 mila operai”. Il fondatore della Cosedil ne ha spiegato il motivo. “Pur in maniera corretta, ma con un metodo errato, è stata instillata nei giovani l’idea di puntare al posto pubblico, mentre il lavoro manuale genera il 50 per cento della ricchezza del Paese. Negli ultimi 60 anni il settore è molto cambiato: se quando ho concluso la quinta elementare 3 su 24 hanno poi frequentato la prima media, mentre la maggioranza iniziava subito a lavorare, oggi è tutto l’opposto. Lo studio è importante, ma bisogna al contempo aumentare le opportunità di apprendere presto una professione”.(ITALPRESS).
Foto: xo5
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