“In relazione a quanto pubblicato stamane sul Giornale di Sicilia, inerente alla richiesta di due donne costrette ad emigrare per proseguire nel loro percorso di diventare mamma, perché non è in atto possibile eseguire tecniche di procreazione assistita all’Ospedale Cervello di Palermo”, i responsabili dei quattri Centri di Procreazione Assistita di III livello “come l’Ospedale Cervello, accreditati con il SSR, che rappresentano la componente di diritto privato del servizio sanitario”, in una nota ricordano che “tra il 2016 e il 2017”, “hanno già erogato prestazioni limitatamente a un numero ridotto di cicli, attorno ai 170, come stabilito dall’Assessorato, sui fondi della legge 40 in favore di coppie bisognevoli. Da notare che tali fondi non vengono più erogati dal 2017”. Inoltre “l’attività del Centro Pubblico dell’Ospedale Cervello, basata sugli stessi fondi, si è fermata a 188 cicli alla fine del 2018, a fronte dei circa 600 che avevano avuto finanziati dall’Assessorato, e ciò a causa probabilmente di un uso distorto della Legge 40. Il tutto, ben prima dell’inizio della citata pandemia”. “I quattro centri succitati (Ambra, Andros, CBR e Genesi) praticano circa 1200/1600 cicli l’anno – continua la nota -. Di questa situazione è perfettamente a conoscenza la VI Commissione Legislativa della Regione che ci ha ascoltato per ben due volte ed il Direttore Generale dell’Assessorato per almeno tre. Tutto questo viene segnalato solo per obiettiva valutazione della situazione”.
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