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Scelte “Mobili”: storie di vita di chi ha Scelto prima, e, innanzitutto, se stesso.

di Angela Ganci
Psicologo psicoterapeuta, giornalista

Gabriele Berti, ventiquattrenne, ha deciso di abbandonare il posto fisso in Melinda per andare a coltivare mele, more e ciliegie. Una scelta di vita radicale, una storia tra le tante che appartiene al reame delle decisioni personali e dei rischi connessi a ogni scelta estrema.
Il posto fisso, una sicurezza quasi impossibile da non ritenere, in ogni epoca storica, non scardinabile.
Dal docente al segretario finoal primario, il fine mese della Busta paga Sicura corrisponde a una Rinascita personale, a una Vittoria indiscussa.
Già, ma che intendiamo esattamente per Sicurezza?
La Sicurezza che si estrinseca in una Busta paga più o meno cospicua, in una ricca periodicità monetaria, in una stabilità economica e di vita, un buon esempio, direbbero in molti. Eppure perché questa ovvietà talvolta viene disattesa?
Fondamentalmente perché, stretti da una povertà incalzante, un lavoro Sicuro è un antidoto garantito contro la fame, e si e’ spinti ad attaccarsi, come dei rampicanti, a esso, a dispetto magari di un’attitudine personale che ci rende più efficienti in tutt’altra mansione da quella collegata al posto Sicuro.
Ecco che il signor Berti ci insegna immediatamente una Verita’ singolare: un ragazzo come tanti che segue la sua indole naturalistica e abdica a un lavoro Sicuro, ma lontano da Se stesso, una storia utopistica che magari ognuno coltiva in un cassetto segreto, mentre fissa, tra rabbia e dolcezza, la famosa Busta paga del 23 di ogni mese.
Insomma, chi è in grado di sindacare Scelte che derivano da un comando al proprio Benessere prima ancora che alla mansione che si è chiamati a svolgere
E a noi, fortunati del cartellino, non resta che biasimare chi non apprezza la Stabilità e sceglie l’Anarchia. Tranne forse provare una strana fastidiosa invidia al pensiero di una Vita Ideale, negata dalle esigenze cogenti di bollette, mutui e ogni sorta di spesa necessaria a evitare, forse, la sorte della folla che accalca la mensa comune, definendosi bisognosa, indigente e, parola delirante, Povera.