“Serve un governo di alto profilo, darò presto un incarico non politico”. Così il capo dello Stato Sergio Mattarella dopo l’incontro al Quirinale con Roberto Fico. Il presidente della Repubblica ha convocato per domani alle 12 il professore Mario Draghi al Quirinale.
“Dal momento in cui si sciolgono le Camere – ha detto il capo dello Stato – devono passare 60 giorni, poi altri 20 giorni per insediare le nuove Camere, che poi devono formare i propri uffici di presidenza. Poi bisogna formare il governo, che deve ottenere la fiducia delle Camere e poi organizzare i propri uffici. Nel 2013 passarono 4 mesi, nel 2018 5 mesi. Si tratterebbe di tenere a lungo il Paese senza un governo in pienezza di funzioni”.
“Le elezioni – ha detto ancora Mattarella – rappresentano un esercizio di democrazia. Di fronte a questa ipotesi, ho il dovere di porre in evidenza alcune circostanze che, oggi, devono far riflettere sulla opportunità di questa soluzione. Ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale, e la conseguente riduzione dell’attività di governo, coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia”.
“Ora non ci sottraiamo a una riflessione – dichiara il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, a Cartabianca su Rai3 – discuteremo al nostro interno. Il percorso indicato dal Capo dello Stato merita tutta l’attenzione e la disponibilità, ma se era difficile mettere insieme 4 forze politiche che avevano fatto un percorso insieme, non sarà semplice mettere insieme forze politiche che insieme non hanno fatto e non faranno niente”.
È dunque fallita l’esplorazione del presidente della Camera, il gioco di veti incrociati fra i partiti della maggioranza ha chiuso al Conte ter: fumata nera per la mediazione del presidente della Camera. Fico è salito al Colle per riferire al presidente Mattarella. Il colloquio è durato circa 40 minuti. “Allo stato attuale permangono distanze alla luce delle quali non ho registrato l’unanime disponibilità di dare vita ad una maggioranza” tra le forze che sostenevano il precedente governo, ha dichiarato uscendo dal Quirinale il presidente della Camera. Ora è attesa per l’intervento del presidente Mattarella.
“Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica Mattarella: ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida. E agiremo di conseguenza” ha twittato Matteo Renzi.
La cronaca della trattativa fallita
Secondo fonti di Italia viva, sia sui temi che sulla squadra, dal Mes al ruolo di Arcuri, non si sono registrate le aperture attese. In particolare, secondo le stesse fonti, Crimi aveva detto no alla richiesta di sostituire i ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina. In più, era stato “posto un veto” su Teresa Bellanova al ministero del Lavoro. Infine, l’offerta finale dei renziani era di accedere a sei miliardi di finanziamenti del Mes, ma anche su questo punto non sarebbe stato raggiunto l’accordo.
Per il Pd “la rottura è inspiegabile, Renzi rompe non con Conte, ma con gli alleati”, mentre i renziani parlano già di un possibile governo istituzionale. Per il vicesegretario dem Orlando, “Renzi voleva far saltare tutto fin dall’inizio. Credo che questa rottura si volesse e credo ci sia un disegno politico”. “Se Pd e M5s non aprono – spiega una fonte di Iv – ci affideremo al presidente della Repubblica. Se ci fosse lo spazio per un altro governo non presieduto da Conte sarebbe sbagliato se Pd e M5s non aprissero, non farebbero gli interessi del Paese”. Il M5S ha poi precisato di non aver mai posto veti. “L’unico loro obiettivo – ha attaccato il capo politico del M5s, Vito Crimi – è stato avere qualche poltrona in più”.
Renzi su Facebook riassume la trattativa politica dal suo punto di vista. “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato”.
Le richieste dei partiti fra veti incrociati
Renzi spingeva per arrivare al nuovo esecutivo entro la settimana e chiedeva subito un programma e un documento di sintesi. Proponeva anche la bicamerale per le riforme guidata dall’opposizione, insisteva sul Mes e diceva no allo spacchettamento dei ministeri. Tra i nodi irrisolti c’era anche quello che riguarda il commissario con l’incarico per la campagna vaccinale Domenico Arcuri. Si tratta di un mandato voluto dal premier Giuseppe Conte in prima persona, per il quale Iv chiede un avvicendamento e una svolta nella campagna vaccinale.
I Cinquestelle, pur sottolineando lo spirito costruttivo di tutti nonostante le “sensibilità diverse”, tuttavia avevano detto no alle proposte di Iv e rilanciato su reddito di cittadinanza, salario minimo, equo compenso e una riforma elettorale che reintroduca le preferenze. Mattarella aveva fatto sapere di volere continuità d’azione per i ministeri cui fanno capo crisi sanitaria e Recovery. E intanto, ricordando Antonio Segni nato 130 anni fa, citava uno dei messaggi alle Camere in cui il suo predecessore spiegava come fosse opportuno introdurre in Costituzione la non rieleggibilità del presidente della Repubblica.
Una modifica che avrebbe potuto “eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”. Meglio, quindi, non essere rieletti ma avere il potere di sciogliere le Camere piuttosto che il semestre bianco che può creare uno squilibrio di poteri in un momento politico grave. (repubblica)
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