di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente
9 Marzo 2020: una data che si sarebbe poi rilevata fatidica per molteplici aspetti della vita di noi Italiani, dalle relazioni sociali al lavoro al senso stesso del futuro. Il premier Giuseppe Conte annunciava uno stop nazionale degli spostamenti, scuole chiuse fino al successivo 3 Aprile, il blocco di qualsiasi manifestazione sportiva, compresi i campionati di calcio: insomma un cambiamento che, da lì a breve, avrebbe coinvolto e sconvolto le esistenze di tanti, troppi uomini e donne sparsi sul pianeta.
Si trattava del famoso provvedimento battezzato #iorestoacasa, un annuncio nazionale di prudenza, in funzione anti-assembramento e anti-contagio, legittimo, sacrosanto, seppur perentorio e duro come ogni regola salvavita.
Marzo 2021: a un anno esatto dal lockdown totale che ha trasformato, forse per sempre, la Nazione, come in una sorta di sintesi necessaria e sofferta di questa pandemia, rischiarata dai vaccini, una buona notizia, che riguarda certamente solo una parte della Nazione, ma che fa ben sperare per l’intero Stivale.
Una Zona Bianca aggiudicata per prima alla Sardegna, il che implica tutta una serie di benefici di normalità che si concretizzano, tra gli altri, nel coprifuoco alle 23.30, in ristoranti aperti la sera e nella chiusura dei bar alle ore 21.
Un’ordinanza che vale una Speranza, mentre si assiste a una campagna vaccinale in fieri, con concreti ritardi europei rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito nella somministrazione dei vaccini stessi (si veda in proposito il link https://www.ilpost.it/2021/02/25/unione-europea-ritardi-vaccini-coronavirus/), contemporanei al proliferare di varianti virali sudafricane, brasiliane e inglesi alquanto minacciose.
Un obiettivo, quello della Zona Bianca, raggiunto finalmente in un singolo ottimistico caso e percorribile in assoluto innanzitutto a seguito di comportamenti adeguati, come igienizzazione e uso delle mascherine, frutto di sacrificio e che rendono testimonianza di quanto sia possibile il reale miglioramento, con l’impegno di tutti e ciascuno.
E mentre la Sicilia continua la marcia in Zona Gialla, monitorando costantemente la possibilità di una Zona Bianca auspicata, ci si interroga su quali strategie adottare per facilitare questo passaggio “in bianco” e ci si preoccupa per il moltiplicarsi imprevedibile di ulteriori varianti contagiose, del ritardo dei vaccini di cui prima detto, con un’ansia esasperata dalla stanchezza fisiologica per una pandemia che si protrae da un anno ormai e che ha stravolto le abitudini di vita di tutti, nessuno escluso.
Un interrogarsi pressante e forse vano, nella misura in cui è alquanto improbabile controllare le variabili relative alla distribuzione globale dei vaccini, alla comparsa di varianti ignote e maligne, o alla Spontanea Buona Condotta degli Altri nel rispetto delle norme di sicurezza costituite da mascherine e distanziamento sociale, per esempio.
Cosa fare allora per “scolorire” un’Italia ormai a chiazze di colore graduato dal rosso al giallo? Come già detto, diviene necessario il richiamo alla coscienza individuale, insieme a maggiori controlli e sanzioni per gli inadempienti alle norme di protezione dal Virus. Un’ipotesi forse banale, che richiama all’urgenza di risolvere al più presto il dramma del contagio, avvalendosi altresì di una campagna vaccinale che risulta, a oggi, la maggiore, e più forte, scommessa di immunità a livello mondiale, soprattutto a fronte di varianti virali che sembrano spuntare come funghi velenosi, di cui non ci è ancora consentito di conoscere l’antidoto.
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